domenica 23 febbraio 2014
CON LE SUPERIORI A QUATTRO ANNI LA SCUOLA MIGLIORA?
Recuperiamo la stessa domanda che ci siamo posti nel
convegno sui Bes, per proporre un confronto di opinioni tra Paolo Ferratini e
Andrea Ragazzini (ambedue già membri della Cabina di regìa per la riforma dei licei) a proposito della riduzione a quattro
anni del secondo ciclo di studi. I due interventi sono pubblicati su “BODEM, il
magazine dei democratici” (Bo = Bologna); il
primo cautamente favorevole, il secondo
decisamente contrario.
giovedì 20 febbraio 2014
FINESTRE SULL’EDUCAZIONE - 1: I GIUDICI DANNO RAGIONE AL VICINATO, GLI ALUNNI FANNO TROPPO CHIASSO
A questo stesso proposito, una mia amica
mi raccontava che l’appartamento al terzo piano in cui abita, che verso l’interno
dà su una scuola elementare, era molto tranquillo quando lo comprò vent’anni fa.
Da qualche anno il volume della voce dei bambini è via via cresciuto, fino a
costituire un serissimo disturbo. Leggi
l’articolo (GR)
FINESTRE SULL’EDUCAZIONE - 2: LA MAMMA GLI DÀ UNO SCHIAFFO E LUI CHIAMA I CARABINIERI
A riprova che i bambini sono in
grado di approfittare della melassa diffusa a piene mani sui loro diritti, mai
affiancati da qualche dovere. Leggi
l’articolo (GR)
martedì 18 febbraio 2014
RENZI, CI DIA UN MINISTRO CHE CONOSCE LA SCUOLA!
Tentar non nuoce. Scriviamo al
Presidente del Consiglio incaricato (matteo@matteorenzi.it)
per invitarlo, scongiurarlo, supplicarlo di nominare finalmente un ministro
della Pubblica Istruzione che venga dalla scuola o che la conosca davvero a
fondo nella sua realtà, e non un altro tecnocrate che non ne sa nulla.
Solo come esempi:
Caro Renzi, le chiedo di scegliere come ministro dell'Istruzione un uomo o una donna che venga dalla scuola o che almeno la conosca molto a fondo.
Oppure: ... di dare alla scuola un ministro che conosca e rispetti gli insegnanti e ne apprezzi il difficile e delicato lavoro.
Questo non ci garantisce ancora di avere un buon ministro, ma aumenta un po’ le probabilità. Proviamo (e proponiamo l’iniziativa a colleghi e conoscenti).
Solo come esempi:
Caro Renzi, le chiedo di scegliere come ministro dell'Istruzione un uomo o una donna che venga dalla scuola o che almeno la conosca molto a fondo.
Oppure: ... di dare alla scuola un ministro che conosca e rispetti gli insegnanti e ne apprezzi il difficile e delicato lavoro.
Questo non ci garantisce ancora di avere un buon ministro, ma aumenta un po’ le probabilità. Proviamo (e proponiamo l’iniziativa a colleghi e conoscenti).
lunedì 17 febbraio 2014
BUONE NOTIZIE DI BUONA EDUCAZIONE
Ogni tanto si fanno strada sui
giornali esempi confortanti di educatori e istituzioni educative all’altezza
del loro compito. Oggi si tratta di squadre di calcio giovanili in cui si fa
giocare la partita della domenica solo a chi va bene a scuola (leggi)
e di istituti che esigono dagli studenti un abbigliamento adatto all’ambiente
scolastico (leggi).
Una coerente azione educativa alla responsabilità e al rispetto delle regole da
parte di tutti gli ambienti in cui crescono i ragazzi costituisce un potente
fattore di progresso sociale e civile. E la prima e più importante alleanza è
quella tra insegnanti e genitori, la cui mancanza viene deprecata da Umberto
Galimberti in un articolo
pienamente condivisibile.
mercoledì 12 febbraio 2014
UNA PROPOSTA PER I LICEI ARTISTICI: CORSI PROFESSIONALI TRIENNALI NEGLI EX-ISTITUTI D’ARTE
Sul quotidiano on line “il
Sussidiario”, un nostro intervento presenta una proposta che ha già raccolto
numerosi consensi. Leggi.
OCCUPAZIONI AL TRAMONTO. QUEI FORUM DEI RAGAZZI CONTRO RITI STANCHI E NOSTALGIE DEMAGOGICHE
(“Corriere Fiorentino”, 12.2.2014) – Le occupazioni studentesche
non decollano più, anche se ancora siamo lontani da un'adeguata consapevolezza in
chi, dentro la scuola e fuori, dovrebbe richiamare gli studenti ai loro doveri,
a partire da quello di non impedire ai
loro compagni di seguire le lezioni. Continua a leggere.
lunedì 3 febbraio 2014
IL TURPILOQUIO DIVENTATO REGOLA NELLA CRISI DELL'EDUCAZIONE
Ernesto Galli Della Loggia firma
oggi un commento giustamente severo sul “disprezzo delle forme nel
paese in declino” e in particolare sul “linguaggio scurrile e violento” adottato
dai ragazzi. Senza più le remore, aggiungiamo,
che un tempo imponevano almeno di distinguere tra contesto e contesto. E non
meraviglia: il turpiloquio, infatti, legittimato nella sfera politica soprattutto
dalla Lega e ora da Grillo e in quella dello spettacolo da comici che
altrimenti non farebbero ridere, si è diffuso in tutti i campi in nome della
spontaneità e della disinvoltura, sfociando naturalmente nel più penoso
dei conformismi. Il fulcro di questa trasformazione - sottolinea Della Loggia - è il "grave indebolimento" delle agenzie educative, in primis famiglia e scuola, che dovrebbero provvedere alla formazione culturale e civica degli individui. Leggi.
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